L’attenzione umana sembrerebbe in calo, anche nei contesti dove è costitutivamente necessaria come i luoghi di lavoro: se dieci anni fa la durata media dell’attenzione continua era stimata di circa tre minuti, adesso la soglia è calata a 40 secondi. A rivelarlo è uno studio dell’Università della California condotto dalla professoressa Gloria Mark, mentre una precedente analisi del 2015 svolta da Microsoft Canada aveva addirittura stabilito una soglia di circa 8 secondi. Più che parlare di atrofizzazione dell’attenzione, però, occorrerebbe parlare di mutamento: nel mondo attuale, con i suoi tanti input continui, il nostro cervello sta imparando a essere sempre più selettivo.
Nel settore della comunicazione e dell’informazione diventa sempre più essenziale facilitare il proprio pubblico nella comprensione di quanto si sta trasmettendo: la comunicazione visiva diventa essenziale anche nella comunicazione giornalistica e nelle PR, perché permette di processare le informazioni a un ritmo incredibilmente più rapido rispetto al semplice dato testuale e aggiunge al dato materiale elementi della sfera emotiva.
Oggi la comunicazione non può più essere confinata alle sole modalità tradizionali, ma deve integrare nuovi approcci – digital e social, ma non solo – per risultare effettivamente vincente. In questo contesto, la comunicazione visiva – come rivela uno studio del 2019 pubblicato su Cognitive science – promuove una comunicazione più efficace nel suo complesso, perché fornisce costantemente appigli utili per mantenere viva l’attenzione di chi legge o ascolta.