Latenza. È la parola che ha scelto il Censis per descrivere la società italiana nel 56° rapporto sulla situazione sociale del Paese. Un documento che da decenni interpreta fenomeni e trasformazione che attraversano l’Italia.

“Il nostro Paese – scrive il Censis – nonostante lo stratificarsi di crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma non matura. Riceve e produce stimoli a lavorare, a mettersi sotto sforzo, a confrontarsi con le ferite della storia, ma non manifesta una sostanziale reazione: rinuncia alla pretesa di guardare in avanti. Vive in una sorta di latenza di risposta, in attesa che i segnali dei suoi sensori economici e sociali siano tradotti in uno schema di mappatura della realtà e dei bisogni, adattamento, funzionamento”. Una condizione che non è neutra, alla lunga si potrebbero pagare le conseguenze: “Ma un prolungamento della fase latente della vita sociale comporta il rischio di una sorta di masochistica rinuncia, senza forza e ambizione, a ogni tensione a trasformare l’assetto sistemico e civile della nostra società. Una sorta di acchiocciolamento nell’egoismo, di avvolgimento a spirale su se stessa della struttura sociale che attesta tutti a traguardi brevi”.

Il rapporto descrive anche l’Italia post populista, un Paese malinconico che non ha ancora trovato il suo posizionamento. “Alle vulnerabilità economiche e sociali strutturali, di lungo periodo, si aggiungono adesso gli effetti deleteri delle quattro crisi sovrapposte dell’ultimo triennio: la pandemia perdurante, la guerra cruenta alle porte dell’Europa, l’alta inflazione, la morsa energetica. E la paura straniante di essere esposti a rischi globali incontrollabili. Da questo quadro profondamente mutato emerge una rinnovata domanda di prospettive di benessere e si levano autentiche istanze di equità che non sono più liquidabili semplicisticamente come «populiste», come fossero aspettative irrealistiche fomentate da qualche leader politico demagogico”. A fronte di questo scenario non si rilevano conflittualità ma una “ritrazione silenziosa dei cittadini perduti della Repubblica”.